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- Gen, 19, 2024
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L’isola Bisentina, che con la Martana orna il lago di Bolsena, ha avuto una storia che fin dal tempo degli Etruschi ha marcato la fisionomia del suo patrimonio naturale. Nel Medioevo fu roccaforte, rifugio dalle invasioni e famigerata prigione (la malta di dantesca memoria). Nel Rinascimento la sua destinazione abitativa e religiosa subì l’impronta di Ranuccio III, il vero fondatore della dinastia dei Farnese che, scegliendola come luogo per la tomba di famiglia, ne fece una sorta di fanum farnesianum, un Tempio naturale, un Sacrario dei Farnese.
Nel 1431, quando Ranuccio dette in Enfiteusi l’isola ai Frati Minori Francescani, su desiderio del Papa Eugenio IV, l’isola Bisentina divenne allora una piccola Terra Santa, che i religiosi trasformarono, nella parte più elevata, in una Via Crucis naturale. Il punto più alto del monte Tabor con l’Oratorio della Trasfigurazione, il Golgota con la Crocefissione (di Benozzo Gazzoli), il Monte Sinai con il Tempietto di Santa Caterina, l’Orto degli Ulivi con la chiesa immersa tra le rocce prospiciente il lago, e gli ulivi di grande suggestione per il raccoglimento e la preghiera. Dopo la visita del Papa Pio II Piccolomini ospite nel Castello dei Farnese, le chiesine diventarono cinque poiché il Papa permise la costruzione del quinto oratorio che i frati vollero intitolare in suo onore.
La visita all’isola Bisentina è riportata con molta simpatia nei suoi Commentaris dove ricorda anche la grande corsa delle barche, organizzata in questa occasione da Gabriel Francesco Farnese, figlio maggiore di Ranuccio. Con l’avvento del Cardinalato di Alessandro Farnese (1493), le cappelline diventarono sette, poiché e questo ce lo dice il Vasari,: Il Cardinal Farnese ha ordinato al suo architetto Antonio da San Gallo il Giovane di costruire sull’isola Bisentina due tempietti a completamento e raggiungimento del n. 7. Il primo all’estremità a nord doveva essere a forma quadrata esternamente e circolare all’interno, a rappresentare l’uomo che tende alla perfezione. Nel punto più a sud, ecco il tempio a forma ottagonale all’esterno e circolare all’interno, raggiungimento della perfezione divina, il cui simbolo è rappresentato dal n. 8. Non va dimenticato che soltanto Gesù Cristo rappresenta la perfezione, poiché vero Dio e vero Uomo.
Con l’ascesa al Soglio Pontificio di Alessandro, anche l’isola Bisentina conobbe un periodo di grande trasformazione che la resero sempre più una sorta di luogo sacro della famiglia. Nemmeno l’acquisizione del ducato di Parma e Piacenza, portò i Farnese ad allontanarsi dalle sacre e magiche atmosfere di questo luogo. Non a caso il papa Paolo III concedette l’indulgenza plenaria per chi vi si sarebbe recato con lo spirito della preghiera ed a chi con fede, non potendosi recare a Roma avrebbe fatto sull’isola la visita in sostituzione delle sette basiliche Romane. Inoltre, per coloro che volessero approfondire la storia e tante altre curiosità riguardanti l’Isola Bisentina, è disponibile al museo della navigazione il libro “Isola Bisentina – Giardino Tempio dei Farnese”, scritto dalla professoressa Felicita Menghini Di Biagio.
Da non perdere la visita guidata all’isola che con partenza dal porto di Capodimonte e previa prenotazione può essere effettuata nel periodo primaverile-estivo.