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- Gen, 19, 2024
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Ammirando questa chiesa costruita in una posizione incantevole, con un’ampia vista sul lago, è difficile immaginare che in origine fosse di dimensioni ridotte rispetto all’attuale e facesse parte della corte che chiudeva lo spazio antistante la Rocca. Era concepita, infatti, per proteggere il primo nucleo di case castellane. I lavori di ampliamento iniziarono prima della realizzazione della Rocca stessa, sotto Ranuccio III nel 1440, e proseguirono a fasi alterne fino alla seconda metà del XVI secolo, sotto il cardinale Alessandro, futuro papa Paolo III. Il primo documento storico che menziona questa chiesa risale al 1453, quando Capodimonte contava una cinquantina di famiglie, per un totale di circa 200 abitanti, e la parrocchia di Santa Maria Assunta (come si chiamava allora) aveva un curato, all’epoca chiamato “Rettore”. All’epoca non esistevano né il grande arco centrale interno né il soffitto, in quanto probabilmente era coperta da un tetto sorretto da capriate in legno, ed era molto più piccola.
Il prolungamento della chiesa di Santa Maria del Castello fu realizzato proprio sotto il cardinale Alessandro, che aveva commissionato il progetto al grande architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, nel periodo in cui questi lavorava alla progettazione della grande chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo sull’isola Bisentina. Tuttavia, il Vignola, impegnato in opere ben più grandiose come il Palazzo di Caprarola e la Chiesa del Gesù a Roma, trascurò l’ampliamento della chiesa di Capodimonte. In una lettera inviata al cardinale nel 1562, si scusava per aver solo abbozzato un progetto incompleto: «Il disegno della chiesa di Capodimonte non è fatto in buona forma, tanto che possa servire, perché io feci un semplice schizzo». Nonostante ciò, la chiesa fu completata seguendo l’architettura suggerita dal Vignola, con la demolizione parziale della parete in fondo, trasformata in un grande arco a tutto sesto, e con l’estensione dell’edificio che incorporò la casa del parroco per realizzare il presbiterio. Questo prolungamento di una decina di metri permise di definire lo spazio di una grande navata centrale, come la vediamo oggi, ornata da decorazioni in stucco e arricchita da sei altari, tre per ogni parete, conferendo al complesso un’elegante semplicità.
Successivi furono il campanile (inizialmente una costruzione a vela con due campane e, solo nel XVIII secolo, trasformato in una torre con cuspide quadrangolare e tre campane) e la gradinata esterna, fatta costruire da Benedetto XV nel 1917.
La trasformazione da semplice chiesa parrocchiale a “Collegiata” avvenne nel 1775 ad opera del cardinale Francesco Maria Banditi, con l’assenso di papa Pio VI, durante il parroccato di Alessandro Maria Macchi. A questo periodo (1777) risale la realizzazione della sagrestia, rivestita da una parete lignea settecentesca, con al centro un altare dedicato al SS.mo Cuore di Gesù. Sul timpano del portale esterno è visibile, in pietra, il giglio farnesiano.
Oggi, sulla grande scalinata panoramica, numerose coppie immortalano in splendide fotografie il giorno del loro matrimonio, e qui sono state girate anche diverse scene cinematografiche, proprio per la spettacolarità del paesaggio.
Entrando dall’ingresso principale e percorrendo l’interno della chiesa in senso antiorario, possiamo ammirare sul primo altare in fondo a destra, vicino al Fonte Battesimale, un Crocifisso ligneo di scuola romana del XV-XVI secolo, donato nel 1694 dal cardinale Marco Antonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone, alla prima scuola femminile di Capodimonte delle suore Maestre Pie Filippini. Sul secondo altare si trova una bella statua lignea del Sacro Cuore di Gesù, datata 1927, con l’iscrizione “I SOLDATI ANNO 1942”. Sopra la porta laterale d’ingresso, una tela ritrae San Carlo Borromeo. Sempre sul lato destro, una lapide marmorea ricorda la morte di Marco Poccia, nobile di Tuscania. Il terzo altare è dedicato a San Giuseppe sul letto di morte e alla Madonna Addolorata (XVIII sec.), attribuito al pittore viterbese Domenico Corvi.
Sull’altare maggiore si trova un pregevole quadro raffigurante l’Assunzione di Maria Santissima, attribuito alla scuola del Tiepolo, caratteristico dell’arte veneziana della fine del XVII secolo. La Vergine, vestita con il consueto abito rosso e il manto azzurro, è portata in cielo da una nube, circondata da uno stuolo di angeli, mentre ai piedi si trovano gli apostoli Pietro, Paolo, Giovanni e Andrea intorno a un sarcofago vuoto. Ai lati dell’altare maggiore, due pale d’altare raffigurano San Sebastiano, protettore del paese, e San Bernardino da Siena, sotto i quali sono rappresentati, rispettivamente, i martiri Agapito ed Eurosia, compatroni del paese.
Dietro la grande tela dell’Assunzione, sull’altare maggiore, è nascosta in una nicchia una grande statua lignea della Vergine Assunta in Cielo, risalente al XIX secolo, di scuola napoletana, che in passato veniva portata in processione la sera del 14 agosto, vigilia della festa dell’Assunzione. Oggi, per tale festività, si preferisce trasportare una statua più leggera, risalente al Seicento e custodita in sagrestia, raffigurante la Madonna Assunta in Cielo, sopra una nube portata da cherubini, vestita di rosso e con un manto azzurro cosparso di stelle, caratterizzato da un drappeggio che suggerisce il movimento dell’ascesa.
Sulle pareti laterali dell’altare maggiore, possiamo ammirare due grandi stemmi del XVII secolo in stucco, dipinti a colori: quello a destra reca il noto cappello cardinalizio in rosso e i caratteristici sei gigli blu su fondo dorato, chiaro riferimento al cardinale Alessandro Farnese “il Giovane”; quello a sinistra è lo stemma gentilizio della famiglia Farnese, con al centro, su fondo rosso, l’ombrello basilicale che sormonta le due chiavi incrociate e con i sei gigli sui quadranti laterali.
Proseguendo sul lato sinistro, si trova il primo altare, che ospita una riproduzione del quadro di Maria Santissima delle Grazie. L’originale, custodito in un luogo sicuro, è attribuito alla scuola del pittore napoletano Sebastiano Conca (1680-1764), che probabilmente collaborò all’esecuzione dell’opera, in particolare nella figura del Bambino che amorosamente guarda la Madre. Gli abitanti di Capodimonte sono particolarmente devoti alla Madonna delle Grazie e, con la tradizione dell’Infiorata (descritta più avanti), ricordano il giorno in cui la preziosa tela fu portata a Capodimonte. Il secondo altare presenta l’immagine di San Filippo Neri (XVII sec.), mentre l’ultimo altare in fondo conserva una pregevole tela della Madonna del Carmine con i profeti Elia ed Eliseo, risalente al 1620, attribuita al pittore Baglione.
Al di sotto della chiesa vi è una cappella dedicata alla Madonna di Loreto, con decorazioni in stucco (XVI sec.) e affreschi raffiguranti San Bernardino da Siena e altri santi. Sul soffitto, un affresco del XVIII secolo ritrae l’Eterno Padre benedicente. La cripta si raggiunge da una porta situata sulla parete esterna sinistra della chiesa.