16. Monte Bisenzio

Il promontorio di Bisenzio si trova a circa quattro chilometri ad ovest di Capodimonte, proprio di fronte all’isola Bisentina alla quale dà il nome. Dapprima abitato della civiltà Villanoviana diede origine  poi alla gloriosa città etrusca di Vesentum; lo stesso Plinio il vecchio la cita tra le città più importanti dell’Etruria Meridionale . Conobbe il suo massimo splendore nel periodo tra il V ed il VI secolo a.c. grazie all’altissimo livello raggiunto nella lavorazione del bronzo, i bronzetti di Visentum erano noti in tutto il bacino del Mediterraneo ed utilizzati come immagini votive. Fu in questo periodo che la città divenne anche centro di fiorente commercio con la Toscana marittima e metallifera  (Venturina, Massa Marittima, Populonia) per i minerali ferrosi provenienti dall’isola d’Elba, indispensabili per la fabbricazione delle armi. Possiamo oggi solo immaginare l’andirivieni di piroghe unite a mò di chiatta che dal porto di Bisenzio, sito in prossimità di Punta S. Bernardino, facevano la spola con  l’area sottostante l’attuale abitato di S. Lorenzo Nuovo, da cui partivano i collegamenti via terra con il comprensorio Toscano. Dopo l’arrivo dei Romani il centro etrusco, già indebolito da sanguinose guerre intestine (298-280 a.c.), lentamente perse importanza dando origine al municipio romano di Visentium che rimarrà attivo, anche se come luogo ormai secondario nel panorama storico-economico del tempo, fino alla caduta dell’Impero. A partire dai  secoli bui dell’alto medioevo, Bisenzio ed il suo comprensorio diventeranno preda di invasioni e scorribande longobarde e saracene con grandi distruzioni che daranno origine ad un lungo periodo di forte decadenza.

Nel quattordicesimo secolo conobbe un periodo più felice diventando uno dei centri di quella che al tempo era conosciuta come la “Val di lago”, area strategica lungamente contesa tra i comuni di Orvieto e il patrimonio di S. Pietro in Tuscia cui fu definitivamente assoggettata nel 1269. Nei secoli successivi sempre più marginali vicende interesseranno la città che pian piano sparì dalle carte e dalla storia locale per trasformarsi e trasferirsi in quello che è oggi il promontorio di Capodimonte. Fin qui la storia : oggi il monte di Bisenzio si presenta come un luogo selvaggio dove la natura ha ripreso i suoi spazi, con una fitta e rigogliosa lecceta che domina il lago di Bolsena, le Isole Bisentina e Martana, il promontorio di Capodimonte ed una splendida campagna ricoperta di oliveti alternati a pascoli. Nelle immediate vicinanze inoltre un lungo tratto di litorale estremamente suggestivo, da molti conosciuto come “il lago dei contadini”, che per oltre 1 Km si estende verso ovest in direzione di Gradoli . Di lì è facile arrivare a S. Magno, luogo attraverso il quale raggiungere “Il sentiero dei Briganti”, accesso privilegiato all’Alta Tuscia ed ai suoi tesori naturalistici (le Riserve Naturali del Lamone e di Monte Rufeno), storico-archeologici (la necropoli di Pianezze, Vulci, Castro ed i romitori) e gastronomici (olii extra vergini di grande qualità, legumi, formaggi ovini e vini come l’Aleatico di Gradoli e L’Est Est Est di Montefiascone). Il fiorente periodo etrusco di  Bisenzio è ancora oggi testimoniato dalle numerose necropoli che inizialmente furono costruite in prossimità dell’abitato per poi estendersi a tutto il territorio circostante.

Questi  antichi luoghi di sepoltura hanno, nel tempo, restituito tesori di grande valore storico-archeologico. Da segnalare, i reperti provenienti dalle necropoli delle Bucacce e di Olmo Bello: da quest’ultima, in particolare, un carrello per incensiere in bronzo, databile all’inizio del VII sec. a.C., decorato con figure plastiche rappresentanti guerrieri, animali, un’aratura e scene di caccia, oggi conservato al museo di Villa Giulia a Roma. Una curiosità: dagli scavi di Bisenzio è emersa anche una protesi dentaria d’oro. Da segnalare, anche la presenza nella zona di una catacomba cristiana del IV-V secolo, testimonianza dell’alta frequentazione umana, nelle varie epoche.

Il percorso che conduce alla sommità del Monte Bisenzio attraversa un bosco di lecci, querce e castagni, offrendo riparo e scorci su resti antichi come muri, grotte e una cisterna. Il punto più suggestivo è il colombario, in gergo chiamato ‘PICCIONARA’, una struttura rupestre con nicchie scavate nella roccia e una finestra che si affaccia sul Lago di Bolsena, offrendo una splendida vista sull’Isola Bisentina. Questo ambiente, erroneamente ritenuto una tomba etrusco-romana, era in realtà utilizzato per l’allevamento di piccioni. Il sito è di grande valore archeologico e paesaggistico, legato a una lunga storia di ricerche e scoperte. 

Oggi non visitabile  per gravi problemi legati alla sicurezza.