12. Il Museo della Navigazione

La struttura, realizzata sul sito dell’ex-mattatoio del paese, si trova in Viale Regina Margherita, di fronte al primo tratto della passeggiata sul lungolago. Non ospita solo un interessante spazio espositivo, ma è anche dotata di attrezzature audio e video con evidenti scopi didattici. Qui è possibile approfondire tutto ciò che riguarda la navigazione nelle acque interne e partecipare a conferenze e convegni.

Magnifico è l’allestimento museale del principale oggetto esposto: l’antichissima piroga monossila (dal greco monòxylos: un solo legno), rinvenuta nell’ottobre del 1989 al largo dell’isola Bisentina, non lontano da Punta Calcino. Protetta da una teca piramidale su un pavimento di cristallo, questa piroga è stata recuperata grazie a uno scavo accurato nel limo del fondale e a un lungo e complesso intervento conservativo. Il relitto, privo di carico al momento del ritrovamento, è stato datato tramite analisi radiometrica del Carbonio-14, che ha indicato un’età compresa tra il 1365 e il 1020 a.C. (tra la fine del Bronzo medio e il Bronzo finale). L’imbarcazione, lunga 6,2 metri, con una larghezza massima di 71 cm e un’altezza massima di 27 cm, fu ricavata da un tronco di faggio e presenta un interessante dettaglio strutturale: i resti di un anello ricavato nel tronco stesso, ipoteticamente utilizzato per collegare due piroghe, creando una sorta di catamarano che garantiva maggiore stabilità.

Nel museo sono visibili anche filmati del ritrovamento e del restauro del relitto. È possibile ottenere informazioni su una seconda piroga monossila, ancora più antica, scoperta nel settembre del 1991 a 13 metri di profondità al largo del Monte Bisenzio. Questo relitto, lungo 9,7 metri, non è stato riportato in superficie a causa della sua delicata struttura e rimane protetto sul fondale da uno “scudo” metallico, con l’idea di creare un parco archeologico sommerso. Le analisi del Carbonio-14 hanno datato questo secondo relitto tra il 1505 e il 1325 a.C. (età del Bronzo medio), e l’analisi xilotomica ha determinato che era stato ricavato da una quercia caducifoglie.

Il visitatore può osservare anche parte del carico di un’antica imbarcazione naufragata di fronte a Punta Zingara, sull’isola Bisentina, rinvenuto nel 1990 a 14 metri di profondità, composto da tegole, coppi e conci tufacei, ancora impilati. Delle parti lignee del relitto non resta più nulla, distrutte dall’acqua.

Nella Sala Conferenze del museo sono esposte due imbarcazioni originali: la barca tradizionale del lago di Bolsena, chiamata localmente “bbarka” (costruita dall’ultimo “mastro d’ascia” del lago, Luigi Papini), e la barca del Lago di Posta Fibreno, al confine tra Lazio e Abruzzo, chiamata “naue” dalla gente del posto e datata tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Le due antichissime piroghe monossile costituiscono un contributo essenziale alla conoscenza antropologica del territorio lacustre e sono fondamentali per la ricostruzione della storia della navigazione nelle acque interne dell’Italia centrale, dalla protostoria all’età moderna. Il museo presenta postazioni interattive e una videoteca specializzata nella storia della navigazione e dell’archeologia subacquea.

Nella “Sala dei Modelli” sono esposti pannelli esplicativi sui diversi tipi di imbarcazioni utilizzate per la navigazione nelle acque fluviali, lacustri e palustri, come le piroghe del Lago Trasimeno, l’imbarcazione monossila della necropoli del Caolino al Sasso di Furbara, le barche del Lago di Piediluco, le barche fluviali dell’antico porto romano di Pisa, la monossila delle Paludi Pontine, e le barche da pesca del Tevere. È interessante seguire il percorso evolutivo dalle imbarcazioni monossile, in uso fin dall’età paleolitica e neolitica, fino alle barche costruite con tavole di legno assemblate, frutto di una raffinata evoluzione delle conoscenze nautiche e tecniche.

Oggi, per la pesca sul lago di Bolsena si utilizza la tradizionale barca a forma triangolare con fondo piatto e prua inarcata, lunga tra i 5 e i 7 metri e larga 1,5 metri, un tempo costruita in legno, mentre negli ultimi cinquant’anni si è preferito il mogano, e attualmente si utilizza la vetroresina. È interessante notare che questo tipo di imbarcazione ha origini antichissime: in una tomba dell’antico sepolcreto di San Bernardino è stata trovata una barchetta simile, risalente a quasi 3000 anni fa.

Le reti da pesca e le vele, in passato tessute con filo di canapa filato dalle donne dei pescatori, sono oggi sostituite dal nylon. A seconda del tipo di pesca, si utilizzano reti diverse: reti da parata e da circuizione per catturare coregoni, lattarini, persici, lucci, e cefali; reti da circuizione parziale per le tinche; bertovelli o artavelli per anguille e capitoni, e molte altre.

Il museo permette quindi al visitatore di comprendere a fondo la navigazione lacustre e fluviale attraverso un viaggio nelle varie epoche storiche e tra le diverse imbarcazioni utilizzate dall’uomo: zattere, piroghe, sandali, galee, feluche, galeotte, tartane, lenunculi, caudicarie, navicelli, burchi, bufale, scafe, battane, e molte altre.