2. Il dono inquietante

Immaginate il frastuono del porto, le urla dei marinai, il tanfo di salsedine e legno marcio. In mezzo a questo caos, una gabbia dorata spicca come un gioiello macabro. Al suo interno, non un animale esotico, ma un ragazzo: Pedro, strappato alla sua terra di Tenerife, nelle isole Canarie – un luogo allora ai confini del mondo conosciuto – viene trasportato come un “dono” alla corte di Francia. Non è un principe esiliato, né un ambasciatore straniero, ma una creatura singolare, un enigma vivente. Il suo corpo, interamente ricoperto di peli a causa di una rarissima ipertricosi, lo rende un oggetto di curiosità, un fenomeno da baraccone anche se sotto quell’aspetto “mostruoso” pulsa un cuore, palpita un’intelligenza, si annida un’anima ferita dalla perdita. Ma cosa spinge Enrico II, re di Francia, a desiderare un “dono” tanto inquietante? Forse, in quel ragazzo in gabbia, il sovrano intravede non una bestia da domare, ma la scintilla di una storia inaudita, un’epopea che cambierà per sempre la sua corte e il destino di molti.